Sei solo.
Se ti sei trasferito all’estero sei solo.
Anzi no, sei in una gabbia di leoni.
Uno contro l’altro!
Non solo non aspettarti aiuto, gli altri ti metteranno i bastoni tra le ruote in qualche modo.
Non te la prendere, prima o poi ce la farai anche tu così come hanno fatto gli altri e alla fine sarai una persona molto più forte di prima.
Purtroppo la nostra comunità italiana è famosa per non essere unita.
Gelosia e invidia sono all’ordine del giorno e costruire rapporti duraturi è difficile.
Se hai la fortuna di trovare buoni amici tienili stretti e prenditi cura di loro perché se sono rari in generale, all’estero lo sono ancora di più.
Basta fare un giro sui gruppi Facebook per avere un’idea della situazione, noi italiani siamo sempre pronti ad aprire discussioni e a fare polemica, se ci fate caso, basta una domanda non perfettamente formulata e si scatena un inferno.
Gli altri popoli non lo fanno, loro fanno gruppo e si aiutano tra di loro.
Una volta un Inglese si è spontaneamente offerto di controllare il mio CV per aiutarmi nella ricerca del lavoro.
Un’altra volta ho incontrato una ragazza che mi ha aiutato con il francese, semplicemente in cambio di buona compagnia e mi ha pure offerto il tè!
Lei continua a scrivermi in francese così mi tengo allenata.
Quante volte mi sono pentita di aver aperto le porte di casa? Per aver mostrato che vivo in una casa intera con il mio compagno piuttosto che in una stanza in condivisione.
Perché se sei in una casa tutta per te allora te lo puoi permettere e quindi sei a posto.
Di che ti lamenti?!
Ovviamente nessuno te le dice queste cose ma per molti è questo il tipo di ragionamento. Non è cambiato da quando ero in Italia, lì ero giudicata per i vestiti che mettevo.
Cambia l’oggetto ma la forma mentis è quella.
Se poi sei arrivato qui già con un lavoro è ancora peggio, sembra quasi che tu ti debba sentire in colpa perché non hai dovuto lottare come gli altri.
Poco importa se poi la sera, dopo il lavoro, torni a casa e ti metti a studiare la tua quarta lingua, compreso il sabato sera mentre tutti gli altri sono a divertirsi.
Ogni volta che m’imbatto in queste situazioni resto delusa, purtroppo ho un brutto difetto che si chiama sensibilità.
Poi rifletto e penso che tanto in Italia non ci sono più per fortuna.
Oggi i miei amici sono stranieri e anche Italiani, ma scelti con cura.
By Anna R.
[…]
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Ehi, aspetta un attimo prima di cambiare pagina.
Se sogni di trasferirti ma non sai da dove cominciare, ecco un test che ti aiuterà a capire qual è la strada da percorrere.
Bene, ora siamo davvero pronti.
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In bocca al lupo!
Francesco
12 commenti su “SE TI SEI TRASFERITO ALL’ESTERO, SEI SOLO!”
Stessa sensazione anche qui. Quando mi sono trasferita (6 mesi) e parlavo con le persone dicendo che avevo trovato un buon lavoro, che avevo trovato una bella casa, la gente mi guardava storta, come a dire che se avevo quello che avevo in così poco tempo ci fosse per forza un inganno da parte mia. Grazie, perché dopo questo articolo mi sono sentita meno sola.
Grazie a te E…
Io sono un produttore cinematografico italiano che si e’ trasferito a Los Angeles con la famiglia.
So cosa vuol dire essere soli quando si arriva in un paese ocsi distante da casa…ed e’ per quetso che sto cercando di creare una associazione di italiani qui in California,
Sta funzionando molto bene.
Vorrei potervi dire di più , ma preferirei parlarne con il blogger di questo.
Abbiamo fatto cose incredibili qui per gli Italiani.
Forza, noi Italiani siamo come l’Araba Fenice..rinasciamo sempre
Ciao, Io vivo a San Diego e vorrei sapere se siete riusciti a creare l’associazione 🙂
La prima cosa che ho fatto quando mi sono trasferito in Svezia è stata di evitare accuratamente di frequentare altri italiani, con una sola eccezione (un ottimo amico che ho conosciuto a un corso di lingua). È la cosa peggiore che puoi fare: rallenterà subito il tuo processo di integrazione. Certo, non avevo alcun dubbio di essere da solo e, in tutta sincerità, all’epoca mi stava anche bene così.
Articolo molto bello! Noi a Londra abbiamo creato un gruppo ristretto di persone che lavora nel campo tech (badate non significa che parliamo di lavoro o che facciamo tutti lo stesso) e con loro mi trovo molto bene. Semplicemente perchè mi capiscono: come te studi la quarta lingua io mi applico per la mia passione che è l’informatica. A volte mi sono scontrato con persone che mi dicono: “ma tanto con quello che guadagni che ti frega”. Lo trovo assurdo: come dici te, loro sono a ballare (che non è un mio interesse) mentre io spesso mi applico nelle mie passioni: e questo è vero da quando avevo 16 anni. “Daniele In Svezia” non mi trovo d’accordo sul fatto di evitare italiani. Se una persona è genuina e ti ci trovi bene, allora straniera o italiana che sia è una persona con cui puoi passare del buon tempo. La frase “evita italiani” la ritengo rappresentativa del campione descritto in questo articolo. Perchè dovrei evitarli? Stiamo all’estero non per “scelta” ma spesso perchè il nostro paese non ci offre “un sogno”, perchè dovrei escludere dalla mia vita i miei connazionali?
Probabilmente ho sbagliato a dire “evitare”. Sicuramente non mi sono messo a cercarli, questo sì. Troppi italiani, appena trasferitisi, cercano soprattutto altri italiani. Un atteggiamento che non condivido.
Una Volta nel gruppo posi la domanda “se c’erano romagnoli nel gruppo ” beh si scatenó l’inferno!! Tutti a darmi del razzista
L’articolo è l’elaborazione dell’avvertimento che do a tutti i connazionali che vogliono trasferirsi all’estero: MAI aspettarsi un aiuto da parte di italiani. È una lezione importantissima: gli inglesi aiutano gli inglesi, i francesi aiutano i francesi, i tedeschi aiutano i tedeschi, gli italiani fregano gli italiani.
Quando arrivai qui, ricevetti suggerimenti da parte di gente di mezzo mondo, ma gli italiani non fecero altro che mettermi i bastoni fra le ruote, “per divertirsi”. I pochi che ancora cercano di aiutare il prossimo si sentono rispondere con insulti da parte di quelli che un attimo prima piangevano disperati (ovviamente DOPO che hanno tratto vantaggio dal lavoro altrui).
Sein posti come le Canarie gli italiani sono visti come il fumo negli occhi, un motivo ci sarà.
Ciao D. rispetto la tua opinione perchè ognuno di noi ha la sua storia e il suo punto di vista e non ti nascondo che avendo viaggiato parecchio ne ho viste di cotte e di crude tra italiani. Ma mi piace anche pensare e mi convinco tutti i giorni che non si può fare di tutta l’erba un fascio.
Mi piace pensare che ci siano italiani in giro per il mondo che aiutino altri italiani, che, vista la difficoltà della lingua, traducano e spieghino quello che a loro serve.
Mi piace anche pensare che ad esempio gli italiani di Madre in Italy diventino una sola cosa; si aiutino, collaborino, e si facciano forza l’un l’altro.
Un abbraccio
D’ accoorrrrdissssimoo 😉
Stessa tua esperienza, condivido pienamente.Sono da 14 anni in Finlandia e pentita di aver scritto su di un gruppo di italiani , mi tolsi subito perche anziché ricevere un po di empatia mi hanno dato addosso…ora ho solo pochissimi contatti ma tutti vivono altrove…da poco ho conosciuto solo virtualmente un altra italiana che vive nella stessa città´ma E´da vedere se nascerà´ un amicizia o svanire´nel fumo…
Un saluto
Katia