Solitudine-emigrazione




Ci ho pensato molto prima di sedermi e scrivere queste parole, perché non è un argomento facile da trattare e soprattutto ancora ci sono molti tabù al riguardo, però ho pensato che forse potrebbe essere utile a molte persone che probabilmente si trovano nella stessa situazione e che come me da un anno si sentono perse e sole.

Tutti credono che affrontare un’esperienza all’estero sia una pacchia; molti credono che la mia vita in Australia sia fatta solo di lunghe giornate al mare in spiagge paradisiache; ma non è assolutamente così.

Essere qui da sola non è una passeggiata e ci possono essere dei momenti davvero bui.

Ma cerchiamo di fare un po’ di ordine…

Sono arrivata in terra australe 4 anni fa, e all’inizio era tutto bello ed entusiasmante.

Poi con il passare del tempo ho dovuto fare i conti con la realtà, rendermi conto che essere immigrata non era così facile, che essere lontana dalla famiglia, a volte, si trasformava in un macigno pesante da sopportare, che trovare delle amicizie vere fosse un’impresa olimpica e che la vita non fosse così “cool” come molti raccontavano.

Così, piano piano l’entusiasmo è svanito e mi sono ritrovata intrappolata in una serie di emozioni che mi diventava sempre più difficile gestire.

Iniziavo a sentire un senso di solitudine che avvolgeva qualsiasi aspetto della mia nuova vita, iniziavo a vacillare e a perdere il controllo della mia vita e del mio corpo.

Quei colori così belli della natura, per me iniziavano ad essere opachi.

Sembrava che le sensazioni belle avessero lasciato la mia vita, il mio corpo mano a mano iniziava a lanciarmi dei segnali per farmi capire che era stanco, che voleva fermarsi e che non eravamo più felici.

Ma io, testarda come al solito, l’ho ignorato, pensando che fosse solo un momento che sarebbe passato presto, che tutto sarebbe tornato come prima e che non c’era da preoccuparsi.

Fino ad un esatto giorno di un anno fa, quando il mio corpo in maniera irruenta ha espresso tutto il suo malessere, il mio primo attacco di panico, il primo di una lunga serie….

Ricordo quella notte come se fosse ieri, quella spiacevole sensazione di non riuscire a respirare, il non sentire più le braccia, come se me le avessero tagliate, e il non ricordare chi e dove ero!!!!

Non ci sono parole per poter descrivere quei momenti.

È come se la mia mente fosse andata completamente in black out.

Grazie all’aiuto di un’amica, allarmata e preoccupata, sono entrata in contatto con uno psicologo che mi ha trovata ai massimi livelli di ansia, depressione e stress.

Ebbene sì, il mio corpo e la mia mente erano stanchi e logori di quella frenetica vita australiana, dell’essere così lontana dagli affetti che avevano sempre contraddistinto la mia vita, del dover fare i conti con una cultura diversa dalla mia, di vivere la condizione di immigrata e di quel senso di solitudine che da 4 anni mi fa sempre compagnia.

Non sapevo cosa fare.

Molti mi consigliavano di andarmene perché non avrei mai potuto affrontare tutto quello da sola.

Mi dicevano che avevo bisogno della mia famiglia, ma io, testarda come al solito, non li ho ascoltati.

Mi sono guardata allo specchio e mi sono detta: “se torno a casa ha vinto lei; se torno a casa la depressione avrà spazzato via i miei sogni”.

Così sono rimasta…

Ho iniziato la mia terapia (sappiate che qui a Sydney esiste un centro chiamato Co.as.it che tra i vari servizi offre anche quello di supporto psicologico completamente gratuito, ed essendo un centro di assistenza per italiani si parla anche italiano), ho iniziato a tirare fuori il mio malessere in quel continuo rapporto di odio e amore per l’Australia, ho iniziato a rendermi conto di quanto fosse difficile essere così lontana dalla mia Italia.

Da sola, ma lasciatemelo dire, con la forza di un leone, ho accettato tutto questo.

Ho iniziato a capire che avevo avvolto questa mia avventura di troppe speranze e sogni perdendo il contatto con la realtà.

La mia vita a Sydney non era fatta di spiagge, viaggi e feste, ma era fatta di compromessi, momenti di nostalgia, solitudine, confusione e paura del mio futuro qui come in Italia.

Ma quello che ho fatto fin da subito, è stato raccontare quel mio momento di fragilità a tutti e lì ho capito che non ero la sola, che molte persone che vengono qui si ritrovano nella stessa situazione, e non mi sono sentita incompresa, perché loro sapevano di cosa stessi parlando.

Ho trovato persone stupende che mi hanno teso la mano nelle mie giornate buie, anche solo stando al mio fianco ascoltandomi piangere.

Ho iniziato a vedere questa mia avventura con occhi diversi.

Mi sono arresa al fatto che l’Australia mi stesse cambiando, e ho dovuto ammettere che per quanto stupenda, questa avventura fosse davvero dura.

Ho scoperto il vero senso di questa esperienza.

Non mi riferisco alla superficie di facciata dove tutto è bello e facile.

Mi sono resa conto di come ognuno di noi, che vive in qualsiasi paese del mondo, in realtà, scappi da qualcosa.

Non partite con l’idea che tutto sia facile.

Siate pronti ai momenti bui, perché ci sono e fanno male come macigni.

Siete lontani dagli affetti più cari e l’unica persona su cui potete contare siete solo voi stessi.

Ancora ho impresse nella mente le parole di mia madre, di quando gli ho raccontato di come stessero le cose: “se solo tu fossi più vicina correrei da te, mi sento impotente da qui”.

Parole soffocate dalle lacrime, ma credetemi, quella stupenda donna è riuscita ad essermi d’aiuto anche a 16 mila km di distanza.

Non abbiate paura di ammetterlo, se siete in un momento di difficoltà, e soprattutto chiedete aiuto. Siamo esseri fragili e tutti hanno momenti “no”. Non siamo dei robot.

La vita da immigrato non è per tutti e da tutti.

Ci vuole forza, costanza e tanta determinazione (me lo ripete sempre mio padre).

Quando siete lontani da casa entrate in contatto con il vostro io più profondo e molte delle vostre certezze cadono.

Scoprirete che la miglior compagnia che si possa mai avere è quella di voi stessi e dovrete essere pronti a confrontarvi con emozioni nuove.

Sarete dei guerrieri di carta che a volte con la pioggia si bagneranno, ma siate sempre pronti ad aspettare che il sole ritorni.

Io non mi vergogno di dirlo: sono Stefania, da 4 anni vivo a Sydney, e da un anno combatto la depressione da sola, dall’altra parte del mondo!!!!

By Stefania

[…]

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In bocca al lupo!

Francesco

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14 commenti su “IN PARADISO, MA SOLA”

  1. Cara Stefania, con quello che scrivi hai veramente letto anche i miei pensieri e i miei affanni in questi primi sei mesi da immigrata, con un ottimo lavoro (finalmente) ma senza ancora aver assaggiato una briciola di paradiso e da subito e ancora da sola. Un abbraccio da una testa dura come te! Mai mollare!

    1. Mai mollare, ci crediamo così tanto, che ne abbiamo fatto un motto e Madre in Italy nasce anche per questo. Soprattutto chi va all’estero lo fa perchè a modo proprio segue il desiderio di realizzare se stesso. Abbiamo dentro di noi infinite risorse, spesso inesplorate. Utilizziamo solo il 20% di tutte le nostre facoltà. Ci facciamo frenare, inibire e sommergere dalle paure. Ci sono casi in cui questa “comodità” non è a portata di mano. A quel punto, quando sei costretto ad affrontare le cose, il mio invito è quello di non lasciarti schiacciare ma di vederla come un’opportunità. Ovunque tu sia puoi e devi ottenere tutto ciò che meriti! Non mollate mai

  2. Ciao Stefania,
    vivo a Sydney da 6 anni e devo dire che mai come in questi giorni ti capisco. Questo paese per molti è un paese di passaggio, molte persone entrano nella tua vita per poi uscirne forzate dallo scadere del visto e lasciano segni indelebili nel cuore. A volte la consapevolezza che le persone che conosci prima o poi andranno via ti leva la voglia di incontrare gente e ti fa chiudere in te stesso. Poi nel cammino incontri persone stupende che anche se vanno via le sentirai più vicine delle persone che hai accanto. Un esperienza difficile, ma che fa crescere molto…
    Comunque se posso dare un consiglio, la depressione non è mai la cause, la depressione è l’effetto di altri disagi, è un segnale del corpo per far notare che qualcosa non va da troppo tempo. Ho studiato e pratico ipnoterapia, eft e altre medicine alternative, se vuoi accedere al tuo potenziale ti suggerirei di provare qualcosa di diverso insieme al percorso che stai facendo con lo psicologo. In bocca al lupo

    1. Ciao Andrea, il tuo commento mi colpisce per due ragioni: la prima è la tua capacità si sintetizzare uno “stato” di transizione che pesa a molti, forse in Australia più che in Europa, dove non esiste la scadenza del visto e dove la “distanza” culturale e fisica incide meno nella qualità dei rapporti; la seconda è che condivido appieno quanto dici rispetto alla depressione. spesso sono domande senza risposta sotterrate in qualche parte della mente a determinare un attacco di panico di cui non troviamo ragione. Spesso è solo la nostra mente che tenta di dirci qualcosa attraverso il ostro corpo. Provare ad ascoltarci e raccontarci la verità è il primo passo per sentirsi in pace.

  3. Ciao Stefy
    mi trovo nella situazione opposta alla tua ma il disagio è molto simile. Da sempre vorrei lasciare l’Italia e Milano, la città dove vivo da 30 anni e dove mi sono trasferito, distavo solo 25 km, pensando di liberarmi da una situazione famigliare turbolenta. Tuttavia a Milano non mi sono mai sentito realizzato ne completamente accolto o integrato e nei suoi confronti ho sempre avvertito una sorta di repulsione che con il passare del tempo e con la deriva in cui si trova l’Italia si è trasformato in rifiuto. Ma ciò che maggiormente mi affligge al momento è il pensiero della solitudine insostenibile legato all’idea di una nuova partenza e questo pensiero fino ad ora mi ha legato in una città ed in uno stato che non sono quelli che desidero. Insomma, mi sono creato una sorta di carcere d’oro. Anche io come te ho deciso di aprirmi ed ho optato per un supporto psicologico. Mi da molta forza e sono certo che quanto prima me ne andrò. Certo la solitudine ci sarà ancora ma questa volta sarà il prezzo per la mia realizzazione. Ci separano migliaia di chilometri ma con le emozioni ti sono vicino.
    Marco

    1. Ciao Marco, ti rispondo con queste parole di C.Reade: “Semina un pensiero e raccoglierai un’azione; Semina un’azione e raccoglierai un’abitudine; Semina un’abitudine e raccoglierai un carattere; Semina un carattere e raccoglierai un destino”
      Buona giornata

  4. Dopo quasi 4 anni in Australia posso dire di capirti davvero bene… In tanti pensano che vivere quaggiù (oltre che in generale vivere all’estero) sia tutte rose e fiori… Ma non è una vacanza! Passato il periodo di luna di miele iniziale, se ci si vuole integrare davvero, bisogna cominciare a vivere davvero, e farlo da soli in paese straniero costa davvero tanta fatica! Capisco le ragioni che ti hanno portato all’esaurimento, davvero. E ti auguro di proseguire quest’avventura australiana con più serenità. Un abbraccio

  5. Cara Stefania,
    Leggo spesso I blog deli espatriati e ammetto ogni tanto, Di farmi prendere da una sorta Di invidia per tutti quei racconti Di una vita che si, e’ difficile, ma che evidentemente riescono a prendere in un modo migliori del mio. Sono un’espatriata in Oman, Anzio meglio, sono una rifugita perche sono scappata dopo qualcosa Di terribile successo nella mia vita. Sto provando a ricominciare e alcuni giorni sono migliori Di altri, ma la solitudine e’ tanta. Mi sento davero sola e qui Purtroppo la comunita’ italiana none ‘ che sia cosi’ ricca. Per cui grazie, grazie per avremi fatto sentirebbe meno sola con il coraggio Di raccontarti. Un saluto sincero Di buona guarigione.

    1. Ciao Alice, io invece voglio ringraziare te per la tua testimonianza. Anche io sono un Expat e so quanto la vita può essere dura fuori dal proprio Paese. Ma, come dici tu, molte volte potrebbe essere ancora più dura nella cosiddetta casa. Ma ripeto sempre che non bisogna mollare mai, qualsiasi cosa succeda. Dice Tolstoj: Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi, battersi, sbagliare, ricominciare da capo e buttar via tutto, e di nuovo ricominciare a lottare e perdere eternamente. La calma è una vigliaccheria dell’anima. Buona fortuna 😉
      Francesco

  6. Carissima, ricordati che non sei sola….gli espatriati sono un po tutti come te……..anche io lo sono e ti capisco fino in fondo!! se leggerai il mio blog potrai rendertene conto….un caro saluto e tieni duro: Mammastranger (Valentina)
    questo il mio blog, vieni a trovarmi…..www.mammastranger.blogspot.ch
    ps conosco Sidney…ci sono stata…èmeravigliosa!!!

  7. Ciao a tutti, mi chiamo Rossana, da 10 anni in Svizzera, ho amici sia italiani sia internazionali eppure.. sento che mi manca qualcosa, sento che questo non è il mio posto ed ho un desiderio fortissimo di rientrare in Italia. Poi, però, mi prendono le paure come: mi annoierò? Come sarà la mia vita a casa, vicino alla mia famiglia? Tutte domande stupide direte voi, ma a me segnano l’anima. Inoltre la Svizzera è molto vicina all’Italia e si può tornare a casa quando si vuole.. eppure mi sento così vicino alle vostre testimonianze sull’Australia. Spero non mi consideriate un’arrogante. Grazie per questo bel blog!

  8. Vorrei andare controcorrente, visto che io ho vissuto all’estero in 2 paesi, molto tempo…

    Irlanda e Germania. Sono Bolognese, nato e cresciuto. Ovviamente mi sono spostato per lavoro e studio, non posso raccontarvi tutto, vi dico solo come mi trovo nei paesi.

    Irlanda? mi sono trovato meglio che in Italia. Riguardo la famiglia? sono d’accordo con voi, sicuramente manca.
    Amici? li ho trovati anche in Irlanda e mille volte meglio che in Italia.

    Fare amicizia in Irlanda non era così difficile, per fare un esempio: appena arrivato chiedo informazioni a una ragazza per andare in un posto, lei mi accompagna in macchina e mi fornisce l’indirizzo del suo locale. (mai successo in Italia, dove di solito con gli estranei non ci si scambia nemmeno una parola).

    Sulla nave da Holyhead conosco un signore, e mi invitano subito (da estranei) a mangiare con loro al ristorante (anche questo mai successo in Italia). Questo per dire l’impatto iniziale… poi dovrei raccontare altre cose che sono lunghe.

    Rapporti duraturi? ne ho avuti più all’estero che in Italia, sia di amicizia sia come serietà in altro.

    Io sono nato e cresciuto nella rossa Emilia Romagna, dalle nostre parti la gente è “veramente” molto più distaccata con gli estranei, fredda e a volte menefreghista (non generalizzo, però molti lo sono). E’ molto più facile fare amicizia nel Nord Europa, soprattutto se non sei Brad Pitt (sei nella norma) o non sei il classico “tamarro” abbronzato che si veste da fighetto.

    Ho fatto moltissime conoscenze, alcune sono durate altre no.. ma il bilancio è nettamente positivo. L’unico problema sono gli affitti.. sono diventati un pochino cari.

    In Germania? ho vissuto in Bassa Sassonia, poi anche a Berlino.

    Bassa Sassonia: qui la gente non era socievole come in Irlanda, ma sempre mille volte meglio che nella mia Bologna! Uscivo la sera, mi divertivo, molti rapporti sociali alla fine li ho anche qui, ho fatto amicizia sia con tedeschi che con persone di altra nazionalità.

    Ho ancora moltissimi contatti e a breve ci devo tornare. Ho dovuto sbrigare delle cose qui in Italia, perché dall’estero non avrebbero avuto la stessa validità, per la mia carriera.

    Risultato? mi sono trovato meglio fuori che in casa. A Berlino non ne parliamo, vita notturna stupenda, dopo una settimana ho trovato una ragazza che mi ha fatto girare i migliori locali della città.

    Bologna? Conosco gente (non solo settentrionali anche meridionali) che escono sempre a “comitive”. Sempre gli stessi, gruppi chiusi.
    L’abitudine delle comitive altrove, dove i ragazzi a 18 anni vanno via di casa, viaggiano da soli, vanno nei pub da soli… è meno comune.

    Questo è stato un vantaggio per inserirmi, sia dal punto di vista sentimentale che amichevole.

    Non metto in dubbio e mi dispiace per chi si sente solo all’estero, volevo solo raccontare la mia esperienza controcorrente.
    Amo l’Italia e in particolare la mia città, ha moltissimi aspetti positivi, ma queste cose le dovevo dire: conosco gente in Italia che anche quando esce sta attaccata allo smartphone. (inconcepibile altrove).

    Gente che va a un funerale calcolando i minuti. Hanno dovuto fare un social network per far parlare le persone con i loro vicini di casa! Questo a Bologna e Milano in alcune zone, altrimenti non si rivolgevano la parola.

    Questi sono esempi estremi.. per dire che anche in Italia non è tutto oro quello che luccica. Se uno ha una occasione importante lavorativa, all’estero, consiglierei sempre “almeno di provarci” e di non pensare “resterò solo” se non lo ha vissuto.

    Solitudine all’estero? Non direi… ogni giorno sembra diverso dall’altro rispetto alla monotonia della mentalità “da comitiva” un pochino troppo stretta delle mie zone native.

    In bocca al lupo a tutti!

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