EPPURE, NON TORNEREI INDIETRO

lettere di emigranti italiani




Certi giorni semplicemente ci faccio meno caso, fino a quasi dimenticarmene.

Ma non me ne dimentico mai.

Sono ormai più di tre anni che vivo lontana dall’Italia.

Quando mi domandavano che cosa mi mancasse di più, all’inizio rispondevo le solite cose scontate, il mangiare, gli aperitivi con gli amici, il concetto di mare calmo, il Natale col freddo.

Questo era appunto all’inizio.

Adesso, dopo più di tre anni, quando mi domandano che cosa mi manchi di più rispondo solo la famiglia. Perché la famiglia è una mancanza alla quale non ti abituerai mai, mentre tutte le altre cose sono soppiantate dalle nuove abitudini di dove sei andato a stare.

Adesso il mangiare è variegato, faccio colazione con uova ed avocado,  gli aperitivi non sembrano più così indispensabili, al mare si fa surf, ed il Natale al freddo lo festeggio a Luglio.

Ci si abitua a quasi tutto…

Io però  non sono a qualche centinaia di km di distanza, non posso raggiungere la mia famiglia in un paio d’ore, e quando decido di partire per andare a trovarla, devo organizzarmi, mentalmente e fisicamente, perché so che mi aspetteranno circa 24 ore di viaggio e più di 16.000 km, in cui cambierò dagli 8 ai 10 fusi orari, dipende dal periodo di partenza.

So che in aereo riuscirò a dormire, ma quel dormiveglia strano per cui non sei mai realmente riposato quando arrivi.

 Ma non potrei pensare di non farlo almeno una volta all’anno.

Come chiunque al mondo, ho avuto momenti difficili ad andare d’accordo con il concetto di famiglia, liti, battaglie, prese di posizione, indicibile amore. Sono sempre stata la prima a volermene allontanare, perché mi sentivo stretta, confinata, con la perenne voglia di spostarmi, costantemente insoddisfatta ed alla ricerca di qualcosa, sono sempre stata quella ribelle, quella dai gesti eclatanti e dalle decisioni definitive.

Sempre.

E tutti loro lo sanno.

L’hanno sempre saputo.

Però ora mi mancano quelle piccole e grandi cose che prima davo per scontate, mi manca non andare a pranzo dai miei, mi manca non litigare con i miei fratelli, non parlare del più e del meno per ore, mi manca non poter vedere mio nipote che comincia a camminare, mi manca essermi persa compleanni ed anniversari, mi manca abbracciare mia madre perché mi va di farlo, parlare con lei di un libro appena letto, mi manca il non dover contare le ore di distanza per fare una telefonata, perché qui magari è giorno ma lì è notte fonda, mi manca il senso dell’umorismo di mio padre, che per la cronaca, una volta, trovavo facesse sorridere solo lui.

Mi manca svegliarmi la domenica mattina, e semplicemente passare a salutare. Mi manca il non sentire la mancanza.

Eppure non tornerei indietro. Credo che noi emigranti impariamo a convivere con le nostre storie di passato e presente, cercando sempre di far si che possano convivere pacificamente. Ma non sempre ci riescono. Allora magari ti capita di svegliarti il giorno del compleanno di tua mamma, con un senso di indicibile malinconica straziante nostalgia, che cerchi di superare attraverso la tua routine, attraverso la routine di quella vita che ti sei creato, una routine che capisci solo tu perché ci sei solo tu ad affrontarla.

Vivere così è un po’ camminare senza lasciare traccia, in equilibrio sul filo della tua doppia esistenza, dividendoti tra ciò che sei stato e ciò che sei diventato, significa pensare a tutte le cose in modo diverso, rivalutare tutto dal principio, non dare nulla per scontato.

Significa pensare, spesso e moltissimo, ma significa anche vivere il momento, giorno per giorno, ora per ora. Da quando sono qui tante cose che prima mi sembravano importanti ora non lo sono, forse ero solo pronta a focalizzarmi su qualcosa di diverso, ora credo che la vera ricchezza non sia tangibile e sia fatta di singoli momenti, credo che ogni volta che io parta per tornare a casa in Italia, tutto quello che mi serva venga sempre via con me,  e so di viaggiare sempre leggera, ma col cuore pesante.

Non so se ci si riesce mai veramente ad abituare agli addii, io almeno non credo di riuscirci, ogni volta penso che sto racchiudendo in una bolla un mondo che mi appartiene eppure mi è inevitabilmente lontanissimo, e me ne rendo conto ogni volta che torno, quando vedo che tutto è rimasto uguale, solo un po’ più invecchiato.

Le grandi distanze, spaziali e temporali, ti portano per forza di cose a dover fare la reale conoscenza con te stesso, ed impari a bastarti, a saperti solo pur non essendolo, a coltivare la solitudine nutrendoti di frammenti di storie di vita altrui, e tutto assume sfumature diverse, tu sei lo stesso e non lo sei allo stesso tempo.

Eppure non tornerei indietro.

Ho imparato più su me stessa in questi tre anni che non in tutta la vita passata, ho imparato ad ascoltarmi, capirmi, perdonarmi, amarmi, ho imparato a conoscermi, e ciò che vedo ora mi piace molto più di quello che intravedevo prima.

Prima vivevo come ovattata, ponendomi domande senza però volermi mai realmente dare delle risposte.

L’Australia è stata la risposta, solo la prima di tante.

By Ilaria

[…]

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3 commenti su “EPPURE, NON TORNEREI INDIETRO”

  1. Romana che vive negli USA…. condivido OGNI singola parola. Neanche io tornerei indietro… la nostalgia poi, ti fa dimenticare tutte le cose negative dell’Italia, e poi quando torni, te le ricordi tutte.

    Quella sensazione di avere due case, due vite, due set di documenti 🙂

    Siamo fortunati, nonostante comporti sacrifici, non tornerei indietro…l’essere esposti a diverse abitudini e culture – cosa che purtroppo in Italia non c’e’ piu’ di tanto – apre la mente e non poco.

    In bocca al lupo!

  2. Grazie Michelle! Hai proprio ragione sul fatto di essere fortunate, sono modi di sentire unici che solo se vissuti possono prendere realmente forma. E poi e’ cosi’, impari a convivere con quella nostalgia positiva che niente e nessuno potra’ mai levarti di dosso, e forse e’ proprio questa sua unicita’ a renderla speciale e parte del nostro bagaglio emotivo di emigranti.
    In bocca al lupo a te!

  3. Condivido quello che scrivi, ogni sigola parola.
    Vivo negli USA da 2 anni e mezzo. È dura, è un anno e mezzo quasi che non torno e la nostalgia è tanta. Così tanta e insopportabile che sto pensando di rientrare definitivamente.
    Alcuni momenti sono così difficili, nonostante queste esperienze aiutino davvero a scoprire il nostro mondo interiore, ad avere opportunità, lavorative e personali. Queste esperienze però ti portano anche ad un altro livello, e spesso ci sente ancor più “diversi”.

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